Io questa domanda, cara la mia nana, me la sono fatta molte volte e non solo a cinque anni. Perché è vero, a volte i grandi non sono facili da capire, le dinamiche che guidano i loro rapprti, le motivazioni dietro le loro scelte non possono essere decifrate da chi usa una tovaglia come mantello.
I grandi sono un gran casino, a dirla tutta.
Perché da grandi, spesso, si perde il senso delle cose importanti; si, lo si dice “l’importante è la salute, avere vicini i propri affetti”, ma poi di fatto nella vita di tutti i giorni, i grandi si incazzano per cose che, nella logica di una bambina di cinque anni, sono totalmente illogiche. Il lavoro, il traffico, il posto macchina lontano, il collega, gli impegni, il bicchiere con l’acqua che si rovescia. Sembra che ogni cosa che non va per il verso giusto debba scarturire una reazione rabbiosa. E poi la fretta, il tempo che sembra non bastare mai, e “dai che ho da fare, sbrigati che devo passare dal macellaio, e muovitiiiii!”
E io questo pensavo a cinque anni, in pratica quando ero come te anzi, quando ero te:
da grande uno è sempre di corsa e sempre arrabbiato.
C’è un’altra cosa che non si capisce dei grandi:
il modo di gestire i segreti.
Da bambino, ma pure da adolescente su, quando un tuo amico ti confida un segreto fai mille spergiuri sul tuo silenzio, e te lo porti fino alla tomba, perché quella confidenza, quel momento in cui un cuore si apre ad un altro, ti fa sentire legato ad una persona, vicini come altri non possono capire, speciale.
I grandi no, i segreti non li sanno tenere. Giocano al telefono senza fili, solo che lo fanno in piccoli gruppi e non nella stessa stanza; si sussurrano le cose che “oh, ma io non te l’ho detto” e ammiccano. Quello che non cambia è il risultato finale: il messaggio arriva comunque a destinazione completamente falsato e generalmente crea molto più scompiglio di quanto non farebbe la notizia in sé.
“Mah, tanto quando divento grande le capisco pure io queste cose”.
Ecco io questo pensavo, tu lo sai no? Solo che no, adesso che in teoria ho l’età dei grandi, io, i grandi, mica li capisco! Deve essere vero quello che dicono, essere grandi non è una condizione legata all’età; magari devi esserlo dentro, devi esserlo a prescindere e da sempre.
Avrebbero dovuto spiegarmelo però, a 5 anni, che mi stavo illudendo, che passate le elementari da A a B non si riesce ad andare più in linea retta. Non si riesce, perché veniamo pian piano catturati da un sistema che ci costringe a costruire tante di quelle sovrastrutture, tanti di quei cliché e luoghi comuni che non riusciamo più a vivere senza. No, non esagero affatto. Vuoi un esempio? L’abito fa il monaco per i grandi, eccome!
E quei pochi (disgraziati!) che non si ritrovano in questo meccanismo sono considerati ingenui e naïf. Disadattati comunque.
Certo, ovvio: anche io rientro in questa categoria, cosa credi? Me ne sono accorta da tempo ormai, la maggior parte dei grandi, anziché suscitarmi sentimenti di solidarietà mi sciocca a morte. E non ridere tu lì, perché hai una fretta terribile di superare sti maledetti cinque anni, che sono invece la tua salvezza. E tu non lo sai.
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